A giudicare da quello che vedo in giro i Buggles hanno cannato alla grande. La radio è in ottima salute, mentre la tivù, come mezzo di comunicazione di massa, è mezzo morto (© LadySyl@). Sarà che è un periodo in cui mi sto nutrendo di podcast radiofonici uno via l'altro (610, Il Ruggito del Coniglio, Dee Giallo... e mi sto anche andando a cercare le robe più interessanti negli archivi di Alle Otto Della Sera) però non posso fare a meno di notare l'abisso che separa, come contenuti e come stile, la radio dal cosiddetto piccolo schermo. Non dico che in televisione non passi anche roba valida, eh... il sempre inossidabile Piero Angela spacca ancora il culo ai passeri, e anche nelle categorie più disimpegnate ci sono esempi di professionalità garbata e non caciarona, decisamente incoraggianti. (Non fate facce strane ma se io dico che Jerry Scotti è un bravo conduttore voglio dire esattamente questo. Magari i programmi che conduce possono non piacere ma almeno è uno che non sbraca, non occupa ettari di carta stampata gossipara con i cazzucci suoi e non ha l'aria di essere alla disperata ricerca di attenzione costante).
Ma sto divagando. In realtà queste considerazioni mi sono venute discutendo con la succitata LadySyl@ su quanto bravi siano Marco Presta ed Antonello Dose, del Ruggito del Coniglio. I due istrionici conduttori riescono ad alternarsi con scioltezza disarmante fra l'aderenza allo script del programma in onda e l'improvvisazione più estemporanea a seguito delle telefonate in diretta degli ascoltatori, senza mai -e sottolineo MAI- scadere nel banale o nel volgare. Da lì il passo ad accorgersi di come stridente sia il contrasto con la tivù, dove tutto o quasi è urlato, drammatizzato, zoomato fino a far vedere anche i pori della pelle (fastidioooooo!) e affastellato con ritmi parossistici... beh il passo, dicevo, è minimo!
La stessa considerazione l'avrei potuta fare partendo dallo stile completamente diverso ma altrettanto efficace del trio che conduce 610, o dalla flemma curiosamente accattivante di Carlo Lucarelli, giusto per rifarmi alle trasmissioni che attualmente seguo. Poco cambia.
La cosa bizzarra è che in teoria ad uno verrebbe da pensare come dovrebbe essere la televisione (capace di mostrare oltre a far sentire) il mezzo più adatto a smascherare una patacca o rivelare una testa di cazzo mediatica. E invece le due suddette categorie vedo con disappunto che in tv proliferano come ascomiceti in un tiepido brodo di coltura. Solo che gli ascomiceti di solito non esprimono opinioni.
Maccome? Se oltre a sentire le cazzate di un qualsivoglia personaggio, si può anche assistere in video al suo disgustoso comportamento, tutto ciò non dovrebbe essere più letale alla sua immagine?
Eppure...
A sto punto non sarà che ormai dalla televisione la gente si aspetta ormai solo "l'evento", "l'incidente", la tragggedia greca, a cui assistere, indipendentemente da ciò che l'ha provocata? Che si stesse parlando dei Territori Occupati o di sviste arbitrali in serie C-2 poco conta, quando cominciano a scorrere in video facce paonazze, voci strozzate e bavette a lato bocca. Oltre al corredo audio di vaffanculi e minacce di azioni legali, ovvio...
Per quanto riguarda la radio, invece, ho come l'impressione che sia esattamente la parzialità, la limitatezza del "segnale" che arriva al nostro cervellino, a costringerlo a fare più attenzione a quel poco che gli arriva. Siamo abituati a ricevere stimoli sempre su due, se non cinque sensi. Male che vada vediamo e ascoltiamo il mondo; quando ci va bene lo assaporiamo e lo tastiamo, pure.
La radio invece la ascoltiamo e basta (ok, io la mia Brionvega TS 502 la guardo ammirato e ne accarezzo le eleganti forme, ma non vorrei passare per un feticista quindi, ehm, lasciamo perdere...) per cui mi sa che l'attenzione, giocoforza, si concentra come guidata da un effetto punta di un parafulmine, e quello che resta è solo il messaggio. Tutto il resto è fuffa e se uno dice cazzate ha poco da fare pantomime alla Carmelo Bene, all'ascoltatore arrivano solo le cazzate.
Invece se vedo una pagliacciata come quella qua sotto, lo ammetto, io resto incantato a guardare quei due curiosi esemplari, la loro livrea, i loro rituali di sfida e di demarcazione territoriale, come fosse una puntata di Quark o "Ulisse - il piacere della scoperta". E credete che sappia quale fosse il casus belli? No e nun me ne pò fregà dde meno...
Ma sto divagando. In realtà queste considerazioni mi sono venute discutendo con la succitata LadySyl@ su quanto bravi siano Marco Presta ed Antonello Dose, del Ruggito del Coniglio. I due istrionici conduttori riescono ad alternarsi con scioltezza disarmante fra l'aderenza allo script del programma in onda e l'improvvisazione più estemporanea a seguito delle telefonate in diretta degli ascoltatori, senza mai -e sottolineo MAI- scadere nel banale o nel volgare. Da lì il passo ad accorgersi di come stridente sia il contrasto con la tivù, dove tutto o quasi è urlato, drammatizzato, zoomato fino a far vedere anche i pori della pelle (fastidioooooo!) e affastellato con ritmi parossistici... beh il passo, dicevo, è minimo!
La stessa considerazione l'avrei potuta fare partendo dallo stile completamente diverso ma altrettanto efficace del trio che conduce 610, o dalla flemma curiosamente accattivante di Carlo Lucarelli, giusto per rifarmi alle trasmissioni che attualmente seguo. Poco cambia.
La cosa bizzarra è che in teoria ad uno verrebbe da pensare come dovrebbe essere la televisione (capace di mostrare oltre a far sentire) il mezzo più adatto a smascherare una patacca o rivelare una testa di cazzo mediatica. E invece le due suddette categorie vedo con disappunto che in tv proliferano come ascomiceti in un tiepido brodo di coltura. Solo che gli ascomiceti di solito non esprimono opinioni.
Maccome? Se oltre a sentire le cazzate di un qualsivoglia personaggio, si può anche assistere in video al suo disgustoso comportamento, tutto ciò non dovrebbe essere più letale alla sua immagine?
Eppure...
A sto punto non sarà che ormai dalla televisione la gente si aspetta ormai solo "l'evento", "l'incidente", la tragggedia greca, a cui assistere, indipendentemente da ciò che l'ha provocata? Che si stesse parlando dei Territori Occupati o di sviste arbitrali in serie C-2 poco conta, quando cominciano a scorrere in video facce paonazze, voci strozzate e bavette a lato bocca. Oltre al corredo audio di vaffanculi e minacce di azioni legali, ovvio...
Per quanto riguarda la radio, invece, ho come l'impressione che sia esattamente la parzialità, la limitatezza del "segnale" che arriva al nostro cervellino, a costringerlo a fare più attenzione a quel poco che gli arriva. Siamo abituati a ricevere stimoli sempre su due, se non cinque sensi. Male che vada vediamo e ascoltiamo il mondo; quando ci va bene lo assaporiamo e lo tastiamo, pure.
La radio invece la ascoltiamo e basta (ok, io la mia Brionvega TS 502 la guardo ammirato e ne accarezzo le eleganti forme, ma non vorrei passare per un feticista quindi, ehm, lasciamo perdere...) per cui mi sa che l'attenzione, giocoforza, si concentra come guidata da un effetto punta di un parafulmine, e quello che resta è solo il messaggio. Tutto il resto è fuffa e se uno dice cazzate ha poco da fare pantomime alla Carmelo Bene, all'ascoltatore arrivano solo le cazzate.
Invece se vedo una pagliacciata come quella qua sotto, lo ammetto, io resto incantato a guardare quei due curiosi esemplari, la loro livrea, i loro rituali di sfida e di demarcazione territoriale, come fosse una puntata di Quark o "Ulisse - il piacere della scoperta". E credete che sappia quale fosse il casus belli? No e nun me ne pò fregà dde meno...
12 commenti:
Io credo che il grosso problema della televisione siano le immagini. Le immagini traviano.
Ha ragione Gusmano quando dice che “la televisione ha creato l'homo videns, in cui il vedere domina sul capire, l'uomo che non sa più usare la capacità di astrazione e di rappresentazione mediante il linguaggio”.
C’è un suo saggio molto bello a proposito, un’analisi lucidissima sullo scempio che si sta creando a causa delle immagini e della tv.
Dai? E si chiama...?
Eccolo, caro!
http://mondodomani.org/dialegesthai/fg01.htm
darò un'occhiata anche io al link di calzino, mi ha incuriosita
Ale, in radio passa roba buona ma il 90% delle frequenze radiofoniche fa cagare. Es a Napoli omai si prendono solo le radio locali, se non fossi mai uscita dalla città pernserei che la musica si esaurisce ai neo melodici
Si beh, il rovescio della medaglia della radio è che richiede meno mezzi della tv, per cui non dico che chiunque, ma quasi, se ne può imbastire una.
Ma la gran parte di quelle sono poco più che walkie-talkie troppo cresciuti, io sto parlando di radio come mezzo in generale. I casi (umani) particolari sono rumore di fondo.
E poi se fai lo stesso discorso con le tivù locali i risultati sono ancora più atroci! ;-)
Io sono un fedele ascoltatore di Radio3, che di roba buona ne fa passare tanta. Il punto credo che stia nel target. La TV deve conquistare un sacco di gente, e pesca nel torbido per farsi seguire, mentre a Radio3 basta un'audience di nicchia, che pretende un certo standard minimo: saremo pochi, ma non siamo disposti ad ascoltare spazzatura. E forse non siamo neanche così pochi...
La cosa strana, secondo me, è che la radio, molto più della TV, che appunto è un mercato in cui per entrarci servirebbero degli investimenti mostruosi, è vicina ad un nuovo modo di comunicare, quello del tanto invocato web 2.0.
Con il suo garbo e senza voler monopolizzare nessuno la radio è vicinissima alla produzione condivisa dei messaggi e del senso, tipica dei nuovi media della partecipazione. Sia per la facilità di produzione dei messaggi che della fruizione degli stessi (che possono essere ascoltati, per esempio, mentre si fa dell'altro).
Di questa cosa è senz'altro indice la massiccia partecipazione del pubblico alle trasmissioni radio.
Il garbo dei conduttori, mai banali, è senz'altro uno strumento: in questo caso direi che è la chiave che apre la possibilità di accesso allargato e significativo delle persone, che identificandosi nello stile e nei contenuti possono fornire il loro apporto.
Anche per questi motivi io, che di radio non ne ho mai ascoltata tanta, improvvisamente mi sento parte di una comunità di ascoltatori che non si sentono deficienti (come mi sento invece se mi confronto con l'audience televisiva generalista, che è un ambito sociale a dir poco squallido se visto dalla parte della generazione del senso e dei contenuti).
Per questo mi sento felicemente integrata in un audience di senso in radio e spero tanto che la tv generalista soccomba con i suoi proprietari, sotto i colpi dell'intelligente produzione condivisa dei contenuti.
Crediamo nel networking, non nel network!
O!
...che commento di Syl@... molto pertinente!
Estiqaatsi di commento di syl@ pensa che è poco web 2.0
Estiquaatsi di parola di verifica, soprattutto, pensa che è molto pertinente.
Extron (zata)
;)
...che 2.0 o non 2.0 è valido comunque! Lei essere squaw perspicace!
Sono un fedelissimo di Radio Popolare, trovassi quelli della Banda in televisione, figurati...
Mitici Lillo e Greg, e mitici i conigli. Io non sono un gran ascoltatore di radio, ma di fatto negli ultimi anni - anche solo con i podcast - ho fuito più di programmi radiofonici che di quelli televisivi.
E' proprio l'idea dell'on-demand che sta cambiando l'uso dei media.
E' vero che il cattivo gusto lo si trova anche in radio (come i Tamarri dello Zoo di 105), ma in linea di massima sono d'accordo che la qualità media della proposta radiofonica sia infinitamente superiore.
Persino la pubblicità in radio è meno fastidiosa (e talvolta anche più divertente) di quella in tv.
PS: rivoglio GIOPPINO!!
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