lunedì 7 luglio 2008

Parlare perché si ha la bocca

...o "scrivere perché si ha una tastiera".
Stamattina, come spesso accade, mi sono letto l'angolo della posta di Beppe Severgnini, sul sito de il Corriere. Apprezzo moltissimo Beppe come scrittore e nonostante le sue vedute socio-politiche non siano sempre consone alle mie, ne apprezzo la tolleranza (contrariamente ad Aldo Forbice su Zapping, che mi è scaduto sotto i tacchi) e la dialettica, anche se a volte a mio parere deborda un filo nel paternalistico.
In realtà non è del Severgnini che volevo parlare, ma di una delle lettere apparse oggi.
Ne capitano molte di apertamente polemiche, a volte decisamente ostili, ma nella maggior parte dei casi sono frutto di ragionamenti solidi (coi quali si può non essere d'accordo, ovvio).
Poi capita di leggere mail di questo tenore:

"Caro Beppe e cari Italians,
da qualche anno, ormai, cantare gli inni nazionali prima degli incontri sportivi non è più considerato segno di bieco nazionalismo, ma semplice segno di pacifica e orgogliosa appartenenza a un popolo, e non per questo segno di superiorità nei confronti di chichessia.
Ai recenti Europei praticamente tutti cantavano gli inni: italiani, svedesi, tedeschi, svizzeri e turchi, giocatori e panchine comprese. Ho osservato che solo gli spagnoli, tutti i titolari e le riserve, non cantavano l'inno nazionale. Forse una trovata zapateriana in ossequio della sua religione di stato, il Politicamente Corretto?"

A parte questa disamina dell'inno nazionale come segno di bieco nazionalismo (minchia neanche fossimo alle sfilate del Terzo Reich! È una partita di calcio!!!) La "chicca" -nelle intenzioni di chi vergava tale perla- è quella sulla "trovata Zapateriana" e sul "Politicamente Corretto" come unico faro delle azioni del governo Spagnolo. (E anche se fosse?)
Tra le righe si legge chiaramente "ecco, quel socialista senza-dio né senso dello stato che per apparire moderno sacrifica le sane tradizioni che rendono unito un popolo!"
E ci sarebbe da parlare, eh, sull'unità della Spagna, con le questioni dell'ETA e i cazzi da cacare che hanno a riguardo (per usare un velato giro di parole).
Ma visto che con Severgnini avevo cominciato, perché non ridargli la parola?
Ecco la sua risposta:

"La "Marcha Real" è uno dei rari casi di inno nazionale senza parole. Inventarle? Re Juan Carlos, presente, avrebbe avuto qualcosa da obiettare."

Aaaaaahhh... conciso, efficace, ironico...

Ma io mi domando: ti sta sul cazzo Zapatero? Se devi sputtanarlo almeno documentati!
A me sono bastati trenta secondi su wikipedia per avere la conferma di ciò che diceva il buon Beppe, e cioè che l'inno nazionale spagnolo non ha un testo scritto ufficiale (sebbene ci siano state versioni "ufficiose", versioni ironiche contro Francisco Franco, altre proposte più di recente...).
E non è che io voglia fare il difensore ad oltranza del primo ministro spagnolo, è che sto sport tutto italiano di far polemica a cazzo usando solo frasette ad effetto e finta ironia, giusto per il gusto di provocare, comincia veramente a farmi diventare il carattere nervoso!

Ooo là!

P.S. ringrazio alfa e marco per avermi spronato a postare tutto ciò! ;-)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

tutti sono capaci di parlare per il cazzo..

Arcureo ha detto...

...il problema è che troppi lo fanno!

Prefe ha detto...

zapatero...
che invdia...

Matteo ha detto...

Fatto bene, alessà. Quanno ce vò, ce vò. La tizia, come minimo, poteva cercare informazioni per evitare la figura di merda. Invece no. Ergo, merita tutto lo sputtanamento possibile... è facile sparare a vanvera...

il Russo ha detto...

Forse non tutti sanno che... nell'ultimo anno, proprio sotto il governo Zapatero, gli spagnoli hanno provato a dare un testo all'inno ma, dopo il faticoso e laborioso parto, a furor di popolo é stato ritirato il testo finale perchè giudicato troppo retorico dal popolo spagnolo stesso.
Bellezza della democrazia, materia sconosciuta agli antizapateristi!

stefanodilettomanoppello ha detto...

non centra con il post comunque se ti piace Asimov ti consiglio i libri di Vonnegut.
anche se probabilmente visto il genere dovestri conoscerlo.
by

Matteo ha detto...

Passavo di qui per vedere se c'era qualche novità... saluti!

Anonimo ha detto...

Ah, quanti parlano senza sapere, senza documentarsi, senza la minima competenza parlano sparlano blaterano e soprattutto polemizzano e si lamentano.
Di chi scrive lettere così ad un giornale mi verrebbe da dire la stessa ultima frase del tuo post "The train of consequences". Non c'han proprio gnènt'altro da fà!
(Anche a me piasce Severgnini, sì)