Vorrei capire perché quando c'è da tagliare le spese si finisce sempre ed invariabilmente a tranciare tutto quello che è inerente alla cultura ed alla conservazione e propagazione della stessa. Adesso pare che dovremo dire addio all'Istituto centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, finito inesorabilmente sotto la scure della spending review. Un organismo che raccoglie e conserva da più di ottant'anni il materiale audiovisivo della nostra disastrata nazione, del resto, non si capisce a cosa possa servire, no?
Poi chissà quante auto blu deve aver avuto, quell'istituto. Chissà quanti privilegi, chissà quanti voli di stato, quante poltrone...
Poi chissà quante auto blu deve aver avuto, quell'istituto. Chissà quanti privilegi, chissà quanti voli di stato, quante poltrone...
Certo, certo, dicono che accorperanno, trasferiranno le funzioni al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, ma chissà com'è, visti i recenti musi de merda che hanno stazionato in quel ministero io non sarei poi così tranquillo.
Comunque continuiamo così, facciamoci del male... come diceva coso, lì, non mi ricordo neanche più...
2 commenti:
Quando comprenderemo che investire sui tesori culturali è quello che fanno altre nazioni con meno risorse d'ingegno delle nostre è sempre vincente, avremmo svenduto tutto al miglior offerente (o peggiore).
Buona giornata
azzardo un'ipotesi:
che si tratti di togliere uno spazio di libertà?
La libertà come bene diceva G.Gaber, è partecipazione; come partecipare se non sappiamo chi siamo e cosa siamo stati? La multiculturalità e la multimedialità offrono occasioni di conoscenza ed elaborazione che hanno sempre fatto paura al potere.
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