Bisogna che mi faccia spiegare da mio padre, che è pissicoeogo, il perché di certi bizzarri comportamenti della memoria umana...
Premessa: ieri sono andato a sentire un bellissimo concerto (in un altrettanto affascinante parco fluviale qui a Padova da me scoperto, ovviamente, l'ultimo giorno del suo periodo di apertura, per quest'anno... aaaargh!!!) Eh, vabè... Il concerto, dicevo... il gruppo in questione si chiama Del Barrio e vi assicuro che spaccano il culo ai passeri. Anche se residenti in Italia sono tutti argentini, per cui potete facilmente immaginare le influenze etniche della loro musica; la commistione col jazz, con la fusion, con addirittura il reggae (!!), rende però il tutto veramente unico! Ovviamente, terminato il concerto ho comprato il loro CD, "Viaggio in Argentina", devo dire molto fico.
Unica nota che mi lascia perplesso... i flauti andini.
Lo so, lo so, loro li suonano sul serio... non sono come quelle sottospecie di robe pseudo-etniche che trovi nei banchetti tipo fuori dalla stazione feroviaria, in cui dei soggetti di dubbia etnia offrono un improbabile paccottiglia costituita da un orrido melange culturale che mischia i cherokee con i maya, con invariabilmente un sottofondo di basi midi che riproducono successi da top ten, da "The Sound Of Silence" a "Wind Of Change" degli Scorpions financo al tema del Titanic, il tutto rifatto con degli pseudo-flauti, probabilmente campionati. (Bleah)
Agghiaccianti.
Ecco. Quelli sono finti, fatti con le tastierine casio della mia cippa... i Del Barrio li suonano sul serio (e bene) e tuttavia... appena sento quei suoni, la mia già inaffidabile memoria torna ad evocare quelli pessimi.
Ma perché, vacca boia?
Adesso quei flautini finti del cazzo mi si sono stampati a fuoco nella mente e mi hanno rovinato la possibilità di apprezzare le cose belle, come i flauti veri, suonati da gente con le palle cubiche come i Del Barrio.
Ma si può?
Che blues...
Premessa: ieri sono andato a sentire un bellissimo concerto (in un altrettanto affascinante parco fluviale qui a Padova da me scoperto, ovviamente, l'ultimo giorno del suo periodo di apertura, per quest'anno... aaaargh!!!) Eh, vabè... Il concerto, dicevo... il gruppo in questione si chiama Del Barrio e vi assicuro che spaccano il culo ai passeri. Anche se residenti in Italia sono tutti argentini, per cui potete facilmente immaginare le influenze etniche della loro musica; la commistione col jazz, con la fusion, con addirittura il reggae (!!), rende però il tutto veramente unico! Ovviamente, terminato il concerto ho comprato il loro CD, "Viaggio in Argentina", devo dire molto fico.
Unica nota che mi lascia perplesso... i flauti andini.
Lo so, lo so, loro li suonano sul serio... non sono come quelle sottospecie di robe pseudo-etniche che trovi nei banchetti tipo fuori dalla stazione feroviaria, in cui dei soggetti di dubbia etnia offrono un improbabile paccottiglia costituita da un orrido melange culturale che mischia i cherokee con i maya, con invariabilmente un sottofondo di basi midi che riproducono successi da top ten, da "The Sound Of Silence" a "Wind Of Change" degli Scorpions financo al tema del Titanic, il tutto rifatto con degli pseudo-flauti, probabilmente campionati. (Bleah)
Agghiaccianti.
Ecco. Quelli sono finti, fatti con le tastierine casio della mia cippa... i Del Barrio li suonano sul serio (e bene) e tuttavia... appena sento quei suoni, la mia già inaffidabile memoria torna ad evocare quelli pessimi.
Ma perché, vacca boia?
Adesso quei flautini finti del cazzo mi si sono stampati a fuoco nella mente e mi hanno rovinato la possibilità di apprezzare le cose belle, come i flauti veri, suonati da gente con le palle cubiche come i Del Barrio.
Ma si può?
Che blues...
5 commenti:
I suoni campionati hanno cambiato il mondo della musica ma i busker andini oltre a rompere le palle con i generatori abusano del campionamento noto come panflute tanto da aver "generato" una nuova malattia chiamata la panflautite che si cura solo con tre ascolti di seguito di made in japan dei deep purple.
Per chi non possiede il famoso doppio album consiglio di procurarselo al più presto, la panflautite è contagiosa e pare che sia in corso una pan-flauto-demia.
Ciacio62
Dicevo....( :P )
..e allora quelli dei bonghi, che ti scassano l'anima e si massacrano le mani ... e i bonghi (sembra che li pigliano a scarpate)...
perchè DEVONO farti sapere che stanno lì?
Poi, dopo qualche minuto di sottofondo, prova dopo ad ascoltare Mongo Santamaria (si scrive così?)
...e mi sai dire!
Ah guarda, i bongoloidi!?!
Tremendi. E non per la natura dello strumento in sé... senza scomodare Mongo Santamaria, basta sentire cosa cava il nostrano Marco Catinaccio, dalle percussioni!
Se uno è bravo, riesce a rendere gradevole anche un taburello.
I tremebondi bongoloidi, invece sanno fare SOLO "bum... bu-dum bum... bu-dum bum... bu-dum bum-bum..."
E si credono "spiriti artistici liberi".
Prima o poi lo faccio. Vado al parco con un generatore, ci attacco il mio ampli, metto tutto a chiodo (anzi "a undici") e suono il riff di "another one bites the dust" per un'ora di fila.
E' la stessa cosa che fanno loro eh...
Panflutite... Bongoloidi....
Io lo ammetto... soffro di Gibsonalgia acuta.... con qualche punta di fenderite valvolare... tutte forme piu o meno gravi di una malattia rara altrimenti nota come "Dannazione".... contagiosa, contagiosa...
FORZA CASIO!
Posta un commento