Non mi piace iniziare un post polemico con un "sentito dire", ma visitando
altri blog che parlavano dello stesso argomento che sto per affrontare, ho letto che durante un confronto televisivo fra Prodi e Berlusconi, quest'ultimo, sentendo le tematiche sociali proposte dall'avversario, avrebbe sbottato con un
“Ma questi vorrebbero che il figlio dell’avvocato e quello dello spazzino fossero uguali!”. Non che faccia fatica a crederci, ma sui sentito dire non è che si possa far molto affidamento. Per cui se qualcuno si ricordasse con precisione l'accaduto, o se avesse prove più concrete, magari me le segnali.
Perché sarebbero la ciliegina sulla merda di quanto sto per illustrare.
Un emendamento al disegno di legge Lavoro, collegato alla Finanziaria, prevede che l'apprendistato possa valere a tutti gli effetti come assolvimento dell'obbligo di istruzione, per cui se il provvedimento dovesse andare in porto gli studenti meno volenterosi potrebbero uscire dalle aule scolastiche un anno prima dell'attuale obbligo scolastico, fissato a sedici anni.
Nonostante in tutta Europa si tenda ad innalzare l'età dell'obbligo all'istruzione, in questo paesucolo tutto proiettato verso il passato si va in controtendenza. Per non parlare degli investimenti nella scuola, università e ricerca che se non erro sono tra i più deprimenti fra quelli europei.
Il sospetto che mi viene è che si vogliano creare due ceti sociali ben distinti, uno formato dai rampolli della crema, allevati a scuole private (costose) o licei prestigiosi e l'altro in cui si viene incoraggiati a mollare quanto prima gli studi, con una formazione giusto sufficiente per un lavoro qualsiasi e con pochissimi strumenti non solo per adattarsi ad un mondo in continuo cambiamento, ma anche per avere un set di strumenti di conoscenza e cultura generale che permettano di guardare al mondo con occhio critico. Gente che lavora, fa quello che gli viene detto di fare, e sta zitta. (E vota chi gli viene detto di votare, aggiungerei...)
Charamente non sto dicendo che anche il ragazzino che non ha voglia di fare un cazzo da mane a sera -le classiche "braccia rubate all'agricoltura", insomma- debba essere farcito a forza di alti concetti socio-filosofici come un'oca all'ingrasso, ma non è certo trasformando tutto ciò che non è "liceo" in scuole di serie B, in anticamere di fabbriche, che assicuri anche a chi vorrebbe imparare oltre ad un mestiere, anche qualcosa di più sul mondo che lo circonda l'opportunità di farsi una cultura. Come fosse una colpa non voler fare l'avvocato o il commercialista. Come fosse "strano" che ad un artigiano piacesse anche farsi una cultura.
Da qui mi ricollego alla frase riportata all'inizio. Un capo dello governo (circondato da solerti valletti servitori, pure) così schifosamente classista non sarebbe certo il biglietto di presentazione migliore per uno stato che vole dirsi moderno e dove, appunto, non dovrebbe far differenza la propria estrazione sociale.
--AGGIORNAMENTO--
L'ha detto, l'ha detto.
Grazie, Denis!
--RI-AGGIORNAMENTO--
Ho appena scovato questa gustosa notizia, secondo cui il Consiglio dei Ministri venerdì prossimo dovrebbe approvare la riforma della scuola superiore che prevederà la quasi totale sparizione della geografia dai curricoli dei licei e degli istituti tecnici e professionali. Giusto per greare una nuova stirpe di teste di cazzo che non sanno manco da dove vengono gli stranieri, da che paesi, da che realtà socio-politiche stanno scappando, eccetera eccetera. Un bel gregge di pecoroni a cui insegnare che
"quello lì è un diverso, un bingo-bongo che viene qui per rubarti il lavoro e scoparti la moglie".
Perfetto, direi.
Abbiamo una classe politica di infami.