venerdì 28 marzo 2008

Left shift

Non che avessi bisogno di conferme, ma tanto per provare ho fatto un test on-line per vedere da che parte sto, politicamente parlando. Sul sito de La Repubblica ho seguito questo link e dopo essermi scelto un avatar ed un nickname ho intrapreso il test.
Per la cronaca il nickname è "mmmff", e chi mi conosce sa che è una mia onomatopea esprime fastidio, insopportazione e un filo d'ansia, tutte cose che mi scaturiscono quando penso ad entrambi gli schieramenti politci in ballo.
Bene, questo è il risultato.



...ora, che fossi tutt'altro che confessionale non è una sorpresa... che fossi tendenzialmente di sinistra, nemmeno... ma non credevo così a sinistra. Certo... i quesiti posti erano più su argomenti di attualità (ricerca, staminali, unioni civili, aborto...) che non su questioni strettamente ideologiche, e questo può aver comportato una eccessiva deriva a sinistra. O meglio verso questa assurda sinistra italiana... però la sorpresa rimane.
L'idea che certe mie posizioni siano portate come vessillo e che quindi io sia rappresentato da pupazzetti folkloristici come Bertinotti e/o Boselli, completamente scollegati dal mondo reale, spesso anacronistici, comunque assolutamente surreali, mi fa venire veramente freddo.
La situazione credo sia la stessa in tutto l'arco costituzionale, ma vabbè, sai che consolazione!

venerdì 21 marzo 2008

Trucchetti da -e per- quattro soldi

Continuo a non spiegarmi come certi posti, luccicanti, sciccosissimi, lussuosissimi, si rivelino più micragnosi di un piadinaro sulla statale (senza nulla togliere a quest'ultimo, ovvio...)
Ieri avrei dovuto suonare in una rinomatissima villa dalle parti di Molvena, per una rassegna musicale. Tralasciando l'esito del concerto, quello che più mi sta sul culo è come siamo stati trattati.
L'organizzatore dell'evento, anche lui ospite della villa, mi aveva avvisato che per la band sarebbe stata a disposizione, come cena, un piatto di pasta. Io ho tranquillamente accettato, immaginando che già l'affitto della location non fosse esattamente una passeggiata. Per cui non ho preteso alcun trattamento speciale. Terminato il soundcheck vado al ristorante e dico "siamo della band, fra poco arriva Enrico (l'organizzatore) e mangiamo assieme" e il cameriere "si si so già tutto, ci siamo già parlati, accomodatevi!"
Subito ci fa: "vi porto degli affettati e poi della pasta" (e se te lo propongono cosa pensi? Se "sanno già tutto" vuol dire che stanno seguendo degli accordi presi, no?)
Ok, magnèmo sti antipasti di affettato... nel frattempo arriva l'organizzatore che si allarma e mi prende da parte. Tutto preoccupato mi fa "eh ma anche gli affettati... avevo detto della pasta!" Al che gli faccio subito notare che me li avevano proposti loro, dicendo che "sapevano già tutto"!!! Uno cosa deve fare? Questionare su ogni singolo dettaglio? Comunque cominciamo bene, direi...
Vabè, lui si siede al tavolo e -ATTENZIONE- non ordina la pasta. Non la prende. Keep that in mind.
Dopo poco arriva la nostra cantante, accompagnata dall'uomo, che si siede con noi al nostro tavolo. Entrambi prendono la pasta, esattamente come noi.
Ovviamente io dico all'organizzatore che se dovessero esserci problemi, il moroso della cantante si sarebbe pagato la sua parte. Ma per un piatto di pasta, dai su...
E invece...
Alla fine ci vediamo arrivare la cameriera che ci segnala che il povero accompagnatore doveva pagare quindici euro.
Ordunque... siccome non siamo deficienti abbiamo fatto notare senza giri di parole che non solo la cantante e il moroso non avevano avuto l'antipasto, ma che soprattutto, se la pasta che due persone hanno ordinato un quarticello d'ora dopo di noi arriva insieme alla nostra... è più che chiaro che quella pasta per quattro persone è stata divisa su sei piatti! Altrimenti noi l'avremmo avuta ben prima!
E poi, ragazzi, la matematica non è un'opinione.
Ci sono stati cinque antipasti di affettati (quattro della band più l'organizzatore) e quattro piatti di pasta (quattro della band) divisi per sei persone (quattro più la cantante e il moroso).
per cui addirittura una porzione in meno!!!
La matematica non è un'opinione ma il buon gusto si. Specie quando proviene da un ristorante di extra lusso, per il quale un piatto di pasta incide per probabilmente qualche millesimo di euro.
L'organizzatore del concerto ha voluto mettere lui i 15 euro, a mio parere sbagliando, dandogliela vinta.
Noi abbiamo detto chiaramente che il trucchetto che ci avevano giocato era veramente basso, ma se per loro contano più 15 miserabili euro... evabbè che se li tenessero.
Però, come si dice in questi casi, "minodigognente... ma gnanca no taso!!!"

lunedì 17 marzo 2008

Piccolo portoricano maledetto...

...per gli amici Eddie Gomez!






Siccome dopo una certa età i bassisti si ricoglioniscono, stavo per perdermi un concerto della madonna! Non sto parlando di Gomez... lui è sovrumano e non si rincoglionisce di sicuro... sto parlando di me (e non solo)!
Allora, antefatto: era già da un po' che sapevo del concerto di Eddie al Torrione di Ferrara, e mi ero già ripromesso di andare a vederlo. Quando in giro per Padova ho cominciato a vedere manifesti che lo ritraevano ho pensato "toh guarda la pubblicità del concerto dell'Eddie Gomez Trio a Ferrara". MAI mi ha sfiorato l'idea che dei manifesti in giro per Padova si potessero riferire ad un concerto che avrebbe avuto luogo effettivamente a Padova! E difatti due sabati fa si è esibito appena fuori città, a Selvazzano, dove avrei potuto andare a vederlo in tutta comodità.
Quando l'ho saputo era troppo tardi e avevo altri impegni... per cui giocoforza ho optato per Ferrara. E qui entra in gioco un altro bassista, anche lui preso più o meno come me in quanto a lucidità!
Il grande Pier Mingotti, mio compagno di corso al conservatorio, sapendo che volevo andare al concerto del Trio, mi fa: "si si, dai, andiamo assieme, sabato dopo lezione, pigliamo e andiamo a Ferrara! Figata, ti do' anche il numero del tipo che organizza... chiamalo... etc etc..."
Ecco, il giovedì Io chiamo e il suddetto tipo, gentilissimo, mi fa pazientemente notare che il concerto non è sabato. E' venerdì! Cioè l'indomani!
Al che avviso Pier con un sms e lui mi risponde testuale "che rincoglionito che sono [visto?!? N.d.A.] domani non ci sono, tu ci vai?"
Eh... vutto fare che? Fatalità avevo lezione anche il venerdì, per cui ho fatto un dritto... Rovigo - Ferrara. Via una sotto l'altra.
Il concerto è stato stellare.
I componenti del trio (Stefan Karlsson al piano, purtroppo la foto non gli rende giustizia, il Nostro al basso e Duduka Da Fonseca alla batteria) si sono fusi in un'unica entità suonante, con un'interplay sempre equilibratissimo, senza che nessuno dei tre offuscasse gli altri due. Un'apertura con uno standard, giusto per mettere il pubblico a proprio agio, ma poi pezzi di Karlsson, di Gomez... perfino una rielaborazione di un pezzo di "Freddy" Chopin, come l'ha chiamato Eddie! Lui poi è stato pacioso e simpatico, nel presentare i pezzi, col suo misto di italiano, spagnolo e inglese! E -se posso dire- finalmente mi son goduto un jazzista che non usa l'arco solo per tirare le semibrevi a fine tòco... oo là!
Io ho avuto la mia dose di "macomecaaaazzofa?!?!" in almeno un paio di occasioni. Tecnicamente parlando ho individuato un paio di trucchetti contrabbassistici che mi hanno lasciato a bocca aperta. Uno ho già capito come fare, l'altro, ahimè, me sa che rimarrà un mistero. E sto solo parlando di TECNICA. Per il gusto, il feel, la passione, la varietà di linguaggio... lì non bastano gli esercizi... bisogna avercele dentro certe cose.
Eddie è piccoletto ma ne contiene tante.

domenica 9 marzo 2008

Contente voi...

E anche quest'anno l'otto marzo è passato, fra mimose, ipocrisia e, per quanto mi riguarda, con una buona dose di urto nei confronti di una festa francamente priva di significato (o se mai ce l'ha avuto è stato puntualmente annullato da consuetudini e vuoti rituali, come un fumetto della mitica Claire Bretecher, già trent'anni fa -mica cazzi- aveva puntualmente e implacabilmente sottolineato).
Già da qualche tempo mi sono accorto di certi mesti siparietti che puntualmente ogni anno si ripropongono. Che sia in birreria, in pizzeria o in ristorante, la scena è sempre la stessa: ad un tavolo c'è un gruppo di donne... anzi no, per meglio dire de fémane ("donne" è un termine troppo generico, che include anche le persone di sesso femminile dotate di buon senso e sale in zucca, per fortuna ancora non estinte) e questo gruppetto risulta chiaramente in "libera uscita" dai propri partners. Già il fatto di aver avuto questa concessione, di aver potuto organizzare un'uscita fra amiche, solo in virtù del fatto che è la festa della donna è di una tristezza epocale (e il fatto di non accorgersene aggiunge altro blues al tutto) ma non è che l'atteggiamento della suddetta congrega di fémane sia granché meglio! Le si vede tutte tirate in ghingheri, con l'aria di chi si appresta a conquistare il mondo, timoniere del proprio destino, ed in realtà sono lì davanti ad una bruschetta e una coca media, che si stupiscono a vicenda di essere in libera uscita, magari commentando anche quanto meglio si stia senza gli opprimenti morosi. Ovviamente di lì a poche ore rientreranno tutte nei ranghi, senza aver concluso una mazza. A pochi tavoli di distanza ecco le controparti delle fémane. Gli òmeni (termine analogo a quello spiegato poco sopra). Non dico le controparti proprio di quelle fémane sedute a pochi tavoli di distanza, saranno i morosi di altre donne che staranno in quel momento recitando la loro tristissima parte in un altro locale, ma poco importa. Questi figuri sono lì tutti assieme, con l'aria di chi ha mandato il libera uscita le proprie "squaw" e si bea della propria magnanimità. Liberi dalle rispettive "palle al piede", questi soggetti si atteggiano a predatori in caccia, in procinto di fare strage di pulzelle ignare.
Chiaramente anche questi farlocchi non concluderanno una beneamata sega, anzi forse è proprio con quello che termineranno la mesta recita della festa della donna, e dal nove marzo riprenderà tutto come prima.
Eeeevanticussì...

mercoledì 5 marzo 2008

Angoli di Padova 3, l'imbarazzo della scelta.

Cosa c'è di più semplice dell'andare a farsi un panino? In teoria nulla... solo che volendo uno può sbizzarrirsi in ardite elaborazioni e variazioni sul tema. Basta dare un'occhiata dalla Zita, lo storico baretto in via Gorizia (praticamente di fianco al Pedrocchi) che -manco a dirlo- da decenni propone robusti e corroboranti paninetti con indovinate e sempre nuove combinazioni di ingredienti, sempre rigorosamente naturali e ruspanti, chiaramente.
Fin da quando ero bambino ci passavo con mio padre e ricordo che mi facevo degli imperiali panini con gorgonzola e mascarpone (nulla di azzardato, certo, ma non ero ancora rotto alle perversioni alimentari a cui ora sono abituato)
Giusto per farsi un'idea, la lista dei panini disponibili è disposta su appositi foglietti attaccati al muro, cosa che fornisce un notevole colpo d'occhio!



















Chiaramente, dato che anche l'ambiente conta, la cornice in cui ci si bea di tali composizioni gastronomiche è altrettanto verace... niente soluzioni da designers, vetrate, giochi di luce, LED o minchiate varie! Bancòn co ea porchetta... affettatrice... addrittura un cestino con bottigliette di improbabili superalcolici modello baita di montagna (in una gita Fantozziana, ovviamente!).






































Non dimentichiamoci, però, che molto spesso le cose più semplici sono le più efficaci... per cui anche dalla Zita si possono tranquillamente ignorare le combinazioni di ingredienti più barocche e ridondanti e farsi un semplicissimo panìn col lardo e gòto de nèèèro.




















(Tàààc! Colto sul fatto dalla sempre attenta LadySyla ^__^)